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Curiosità

Questo videogioco non ha senso | Assurdo, ma esiste

Pubblicato da
Michele

Di videogiochi particolari ne sono stati prodotti e pubblicati tanti, ma come questo probabilmente nessuno: vi sembrerà assurdo, ma esiste.

Divenuto popolare all’inizio degli anni ’80 e di massa nei primi anni del 2000, il mondo dei videogiochi oggi è un’industria colossale (più remunerativa addirittura di quelle del cinema e della musica), all’interno della quale c’è una libertà creativa che supera ogni immaginazione. Se è vero infatti che come ad Hollywood ci sono i kolossal – intesi in questo caso come generi videoludici di riferimento del settore su cui i colossi dell’industria investono vagonate di denaro per lo sviluppo – è anche vero che da 15 anni a questa parte esiste una fiorente industria indipendente dalla quale escono sempre idee particolari e innovative.

videogioco (www.nerdyland.it)

Il bello dell’industria indipendente è che non deve sottostare ai dettami del mercato e dunque gli sviluppatori puntano più sull’originalità che sulla ricerca di un concept che possa piacere a tutti e possa vendere milioni e milioni di copie. Questa libertà creativa ci ha dato perle di prima grandezza come The Stanley Parable, ovvero un videogame in cui si è intrappolati in un labirinto senza uscite che si scopre essere il proprio cervello.

Un altro capolavoro di questo genere è sicuramente What Remains of Edith Finch, un’avventura narrativa alla scoperta del passato della protagonista che ci immerge nelle storie di sofferenza e morte dei suoi avi, fino a giungere a quello che è stato il destino di colei che vive in prima persona questo viaggio. La cosa peculiare è che per ogni storia il gameplay cambia, facendoci essere una volta un gatto, quella successiva un neonato e quella dopo ancora l’operaio di una catena di montaggio. Esperienze che verranno vissute come dei veri e propri minigiochi e che comporranno un puzzle emotivo e ludico senza precedenti.

Questo videogioco è assurdo: lo conoscevate?

La sperimentazione non è sempre così artistica e profonda, ci sono volte in cui l’idea base è quella classica, ma è il punto di vista che cambia mettendoci alle volte nei panni di un gatto (il recente e eccellente Stray) e alle volte nei panni di una capra in un contesto simile a GTA (si parliamo proprio di Goat Simulator). Si tratta di esperimenti anche in questo caso, ma meno estremi ed estrosi di quelli citati in precedenza e più conservativi, perché offrono un’esperienza ludica più tradizionale.

I am Bread (www.nerdyland.it)

Ci sono infine quegli esperimenti che sono talmente assurdi da avere un che di folle e che in questa follia riescono a racchiudere la genialità. Gli esempi finora fatti sono infatti noti a tutti gli appassionati di videogame, visto che si tratta di giochi che sono stati sulla bocca di tutti e in alcuni casi hanno vinto premi importanti durante la stagione delle premiazioni videoludiche. Ma ci sono anche titoli che nella loro stravaganza potrebbero essere passati inosservati e che, se non conoscete,  potrebbero sembrare talmente assurdi da farvi venire il dubbio se esistano davvero e per quale motivo siano stati creati.

Un esempio? Il titolo che mi viene in mente è ‘I’m Bread‘, videogame indipendente del 2015 in cui dovrete affrontare la vita casalinga nei panni di una fetta di pane. La storia è quella di un uomo che si trova la casa sempre piena di briciole di pane e non capisce come sia possibile, visto che queste molliche si formano quando lui non è presente o in zone dove non ha mangiato. Nella sua investigazione scoprirà che la causa di questa sporcizia sono delle fette di pane sensienti il cui scopo è diventare un tost.

Articolo di Fabio Scapellato

Michele