Altro che pandemia | L’OMS mette in guardia: pericolo legato ai videogame

L’Oms lancia l’allarme, i numeri e i risultati delle ricerche scientifiche parlano chiaro: c’è un grosso pericolo legato all’abuso di videogame. 

L’Oms lancia l’allarme perché durante la pandemia le persone che si sono incollate allo schermo per passare ore spensierate con i videogiochi sono aumentate in maniera  esponenziale. Ad aumentare è anche il tempo dedicato al video gaming, ad esempio negli Stati Uniti 34 milioni di persone giocano all’incirca 22 ore la settimana.

Allarme Oms; allarme video giochi
Dipendenza da video giochi (Nerdyland.it)

L’Oms parla di Internet Gaming Disorder, cioè “una malattia diagnosticabile in psichiatria in cui il gioco ha la precedenza su altri interessi e attività quotidiane”. Condizione che nei soggetti colpiti tende a peggiorare nonostante i sintomi negativi, tanto da essere considerata una vera propria dipendenza.

In realtà una parte degli psicologi nutrono forti dubbi sull’esistenza dell’IGD come patologia slegata da altri disturbi, ma sta di fatto che il 9% dei giocatori da la precedenza ai videogiochi rispetto alla altre attività giornaliere.

L’allarme dell’OMS: le evidenze scientifiche parlano chiaro

I numeri che ruotano attorno ai videogiochi sono impressionanti. Il settore nel 2018 ha registrato un volume d’affari di 116,5 miliardi di euro, che nel 2020 ha raggiunto quota 133 miliardi. Secondo le previsioni nel 2024 l’industria dei videogame arriverà a incassare la bellezza di 224 miliardi di euro. Nel mondo ci sono due miliardi di giocatori, tra cui metà degli americani, ovvero 150 milioni di persone, e di questi il 60% gioca ogni giorno. Nel mondo dell’intrattenimento quello dei videogiochi è il settore più redditizio dell’intrattenimento, superando il cinema, la tv, le serie, la musica e i libri.

Allarme Oms: pericolo video giochi
Dipendenza da video giochi (Nerdyland.it)

Sebbene un gamer giochi in media non meno di 12 ore la settimana, per l’American Psychological Association la definizione dell’IGD è troppo approssimativa e i disturbi dell’umore precedono gli eccessi legati al video gaming. Resta il fatto che il 60 % dei giocatori soffre di problemi di sonno, il 40 % salta i pasti e il 20% non si lava come dovrebbe.

Il neuroimaging rivela il rilascio delle dopamina nel cervello dei giocator compulsivi, sostanza che provoca la sensazione di benessere. Ma più si gioca e più aumenta la tolleranza alla sostanza, facendone aumentare il desiderio, cosa innesca un processo di dipendenza, come accade nel gioco d’azzardo, denneggiando la memoria e le capacità decisionali, come evidenziato dai risultati delle ricerche effettuate da  Daria J. Kuss, psicologa della Nottingham Trent University.

E’ risaputo che l’industria dei videogame realizza i propri prodotti per generare dipendenza, applicando tecniche psicologiche come il reinforcement intermittente, così da invogliare il giocatore a non abbandonare la sua postazione. Alcune nazioni stanno cominciando a prendere provvedimenti contro questo fenomeno, come in Corea del Sud e in Cina. E la stessa industria dei videogame sta correndo ai ripari, virando sulla realizzazione di giochi social, che non creino dipendenza privilegiando la condivisione e la partecipazione tra giocatori, in modo da trasformare una singola partita in una esperienza sociale.

Articolo di Michele Lamonaca

 

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