Stop alle etichette, in questo negozio si compra “al buio”: si trova in Italia

Una novità assoluta per coloro che non comprano in base all’etichetta: questa volta si risparmia con l’anonimo 

Comprare capi per le etichette è il motivo per il quale molti brand con qualità abbastanza scadente riescono a diventare imperi con milioni di fatturato. La logica del marketing è subdola e riesce a creare oggetti di valore, anche dove di valore non ce né. Questo succede per il vestiario ma non solo, in qualsiasi ambito.

Shopping, apre il negozio senza etichette
Shopping, apre il negozio senza etichette – nerdyland.it

Nel film Hunger uscito da poco su Netflix viene descritta una realtà di cuochi che cucinano solo per i ricchi. Lo chef racconta all’allieva che aveva capito di voler fare quel lavoro quando si era reso conto che il valore delle cose creato dagli uomini era del tutto falso e legato ad un’identità, una classe sociale di appartenenza, ma non a un valore vero e proprio.

Questo lo scoprì da piccolo quando vedeva i ricchi mangiare il caviale e lui invece non poteva permetterselo venendo da una classe sociale molto bassa; poi una volta assaggiato si era reso conto del fatto che aveva inspiegabilmente un gusto decisamente poco fine: perché pagare così tanto un cibo così?.

Come i brand giustificano un prezzo ingiustificabile: Milano lancia il no-brand

Questo di Hunger si potrebbe utilizzare anche come esempio per le etichette dei vestiti. Spesso ci ritroviamo ad acquistare vestiti pagandoli anche molto cari, nonostante sia evidente che non siano di qualità. Perché? Perché una semplice borsetta sintetica arriva a costare anche 5000 euro? Cos’è che la rende così allettante? Semplicemente l’ideale che il brand è riuscito a costruire intorno a se stesso, definendosi così un’icona di lusso, alla moda.

Yolo Store Milano, il negozio senza brand
Yolo Store Milano, il negozio senza brand (yolostore.it) – nerdyland.it

Questo ideale ha ottenuto la desiderabilità sfrenata da parte del cliente che quando indosserà quell’oggetto riuscirà a sentirsi di appartenere a qualcosa, a una tribù, a uno stato sociale al quale ambisce o al quale fortunatamente è arrivato. Negli ultimi anni questa tendenza sta cambiando, soprattutto perché in Italia il 30% della popolazione ha uno stipendio che non supera i 900 euro. La generazione Z ha scelto di accontentarsi delle repliche e dei mercatini vintage o di seconda mano, anche con l’idea meno consumistica di dare una nuova vita ai capi, premiando la qualità invece che il marchio.

A Milano sbarca Yolo Store, lo store dei capi senza brand

A questo proposito a Milano è nato un negozio senza brand. A dirlo fa impressione, eppure nell’epoca dove siamo arrivati all’eccesso di tutto, si crea anche l’esatto opposto, il nulla, in questo caso il no-brand che vuole proprio evidenziare l’assenza dei brand stessi.

Questo nulla, o meglio questa assenza, perché è conveniente? Perché in realtà è ricca di ‘sostanza’ potremmo dire. Si tratta di capi che vengono venduti ad un prezzo molto più basso perché senza etichetta ma che in realtà varrebbero molto di più perché appunto di qualità. Si chiama Yolo Store in Via Torino a Milano e collabora con circa 100 brand che consegnano anche capi di fine collezione rimasti invenduti, e senza etichetta!

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